Gli alberi di Falcone e Borsellino

Gli alberi di Falcone e Borsellino

Sull’albero delle persone giuste della Scuola Da Verrazzano troviamo davvero tanti personaggi. Dopo la “riscoperta” di Prometeo, è la volta di Falcone e Borsellino.

Persone giuste ce ne sono state davvero molte! Ora che ci facciamo attenzione le troviamo in tante situazioni diverse.
Un giorno stavamo discutendo sul significato degli stereotipi e abbiamo trovato una cartina dell’Italia sulla quale erano scritti i pregiudizi che vengono attribuiti agli abitanti delle diverse regioni; ci siamo soffermati sul luogo comune che ritiene i siciliani “mafiosi e omertosi”.

Alcuni di noi avevano già sentito parlare di mafia, ma non avevamo le idee ben chiare.
La nostra maestra dopo averci dato alcune spiegazioni e fatto alcuni esempi, ci ha proposto la lettura di un breve libro: “Falcone e Borsellino, paladini della giustizia” di Francesco D’Adamo (Edizioni EL, Trieste 2015)..
Appena abbiamo letto la storia, abbiamo capito di aver trovato dei nuovi eroi, uomini coraggiosi e onesti che si sono battuti contro le ingiustizie e i prepotenti.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nacquero a Palermo, vivevano nello stesso quartiere e da bambini giocavano insieme a pallone. Frequentarono anche lo stesso liceo, poi andarono all’Università e diventarono magistrati.


A Palermo insieme ad altri investigatori formarono il Pool Antimafia, una squadra di persone che dedicarono la vita a combattere la mafia e non si lasciarono mai corrompere, né spaventare dalle minacce dei mafiosi.
Dopo lunghe indagini scoprirono come era organizzata la mafia, chiamata dai suoi componenti “Cosa nostra”, un’organizzazione di criminali che da più di un secolo ricattava e terrorizzava i siciliani.
Gli investigatori del Pool riuscirono a trovare le prove per arrestare molti mafiosi. Fino ad allora non c’era riuscito nessuno, perché la maggior parte dei siciliani aveva paura di denunciare i ricatti e i delitti di quei delinquenti e di testimoniare contro di loro per non essere presi di mira; per questo erano accusati di omertà.

Anche Falcone e Borsellino dovettero da allora muoversi sempre con la protezione degli agenti di scorta, perché i capi di quell’organizzazione criminale volevano ucciderli.
Nonostante queste minacce il Pool Antimafia organizzò il maxi processo, che durò ventidue mesi, in cui furono condannati quattrocentosettantacinque mafiosi: il più grande processo mai fatto in Italia.


Ma i capi di “Cosa nostra” che si erano salvati riuscirono a corrompere dei politici che sciolsero la squadra antimafia, mandando i magistrati a lavorare in altre città.

Falcone fu inviato a Roma. Un giorno tornò con sua moglie a Palermo: scese dall’aereo, salì in auto e imboccò l’autostrada. Poco dopo un uomo sulla collina, appena vide arrivare la macchina della scorta che precedeva quella del magistrato, con un telecomando fece esplodere quattrocento chili di tritolo che avevano nascosto in un cunicolo sotto l’autostrada. Giovanni Falcone, sua moglie e tre giovani agenti della scorta morirono nell’esplosione.


Borsellino capì che la prossima vittima sarebbe stato lui. Si mise subito al lavoro per scoprire gli assassini di Falcone.

Due mesi dopo, mentre stava andando a trovare sua mamma, un’auto esplose proprio davanti al portone, uccidendolo.

Leggendo il libro abbiamo anche scoperto che a Palermo, davanti alla casa di Giovanni e dove hanno ucciso Paolo, ci sono due alberi dedicati a loro, dove le persone e i bambini appendono disegni, pensieri e parole per ricordare e ringraziare i due eroi.


Anche sul nostro “Albero delle persone giuste” non potranno mancare i loro nomi e quelli degli agenti della scorta che sono morti per proteggerli.

Alice, Arianna, Benedetta, Federico S., Lucia, Matteo, Mattia, Martina, Matilde, Niccolò e Vittoria; Illustrazioni a cura di Alice, Martina, Mattia e Niccolò; Classe 5°, scuola primaria Da Verrazzano

redazioneminiscoop
redazioneminiscoop@gmail.com
1 Comment
  • Mariacristina Ruggieri
    Posted at 17:28h, 21 Marzo Rispondi

    Cari bambini, il vostro bell’articolo cade proprio a fagiuolo, come si diceva qualche millennio fa.
    Il 21 marzo è proprio la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. La mafia si contrasta anche così, dicendo ad alta voce cosa è giusto e cosa è sbagliato, «con il sentimento comune», come dice Valeria Marcone, presidente di Libera.
    Continuiamo così.

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