Alla ricerca degli stereotipi di genere

Alla ricerca degli stereotipi di genere

Quest’anno abbiamo fatto tre incontri con delle operatrici del “Centro contro la violenza sulle donne”. La prima volta sono venute in classe Alessandra e Linda e abbiamo parlato degli stereotipi di genere.

Prima abbiamo provato a capire il significato della parola “stereotipo”: è un pregiudizio, spesso negativo, che attribuito a una persona, viene poi esteso a tutto il suo gruppo. Gli stereotipi possono essere di genere, etnia, nazionalità, religione o professione.

Ci siamo divisi in quattro gruppi per realizzare dei cartelloni in cui dovevamo disegnare delle situazioni con degli stereotipi di genere in famiglia, nello sport, nel lavoro e nelle emozioni.

Alla fine abbiamo attaccato i cartelloni sulle lavagne e due rappresentanti per ogni gruppo hanno spiegato alla classe il lavoro che avevano fatto.

Nei giorni successivi la maestra ci ha fatto preparare un unico cartellone con tutto il lavoro svolto.

Prima di andare via Linda e Alessandra ci hanno fatto vedere alla LIM alcune parti di cartoni animati di Walt Disney in cui si vedono scene con stereotipi di genere: sia nella “Sirenetta”, sia in “Mulan” si dice che le femmine devono essere belle ed eleganti per piacere agli uomini. Nel video “La Bella e la Bestia” il personaggio maschile Gaston è tutto muscoloso e con atteggiamenti arroganti: butta nel fango un libro di Belle dicendole che le donne non dovrebbero leggere perché poi si mettono in testa strane idee. Anche in “Aladin”, ad un certo punto il Sultano dice di pregare Hallah affinché non gli faccia avere figlie femmine.

Ci siamo accorti che questi luoghi comuni sono molto diffusi, anche nelle nostre famiglie: alle bambine vengono spesso regalati vestiti o oggetti rosa, fin da piccole, anche se a molte questo colore non piace. Alle femmine, come giocattoli si regalano soprattutto bambole, casette, attrezzi per pulire la casa o altri giochi per abituarle a occuparsi della casa e dei figli o a pensare a farsi belle per piacere ai maschi.
Ai bambini invece non si regalano giochi per imparare a fare i papà, ma palle, macchinine, costruzioni, videogiochi, come se solo loro, da grandi, dovessero avere una vita di movimento e avventurosa.

Nel secondo incontro insieme a Linda è venuta Floriana. Ci hanno letto delle brevi storie sulle emozioni. Poi ci hanno consegnato due fogli ciascuno; in uno era disegnata una testa e dentro dovevamo scrivere, con colori diversi, le emozioni che proviamo quando siamo in conflitto con qualcuno. Nell’altro foglio era rappresentato un corpo umano; al suo interno dovevamo scrivere, con lo stesso colore dell’emozione evidenziata nel primo, che cosa proviamo fisicamente mentre abbiamo quello stato d’animo e in quale punto del corpo lo sentiamo.

Alla fine ci siamo divisi in coppie e a turno abbiamo cercato di mimare una delle emozioni che avevamo scritto e i compagni dovevano indovinarla.

Nell’ultimo incontro abbiamo ragionato sul rispetto e la responsabilità.
Linda ci ha letto l’inizio di una storia su una combriccola di amici che in una giornata calda vanno al parco per cercare una panchina all’ombra. Quando la raggiungono la trovano occupata da…
A questo punto ci siamo divisi in tre gruppi; a ognuno hanno dato un foglietto con una continuazione diversa della storia. Una squadra trovava la panchina occupata da due anziani, un’altra dagli educatori di un centro estivo e la terza incontrava dei teppisti.

Ogni gruppo doveva decidere come risolvere la situazione, cercando di pensare alle emozioni sia dei nuovi arrivati, sia dei personaggi già seduti sulla panchina. A turno poi bisognava recitare la scena interpretando tutti i personaggi.

È stato divertente e utile perché tutti abbiamo trovato delle soluzioni di accordo e siamo riusciti a capire anche il punto di vista e le emozioni degli altri. Questo ci ha fatto pensare maggiormente all’importanza del rispetto, della dignità e della responsabilità: secondo noi tre parole fondamentali.

Classe 5A, Scuola Primaria Da Verrazzano

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