Ulisse a Genova

Ulisse a Genova

Partendo dalle lezioni di Epica, una storia di Ulisse ai giorni nostri.

Un pomeriggio d’estate ero in spiaggia a Capolungo con i miei amici Filippo e Davide e stavamo giocando a pallone.

Ad un certo punto ho notato qualcosa tra gli scogli vicino alla riva: era un uomo con la barba e i capelli lunghi, tutto sporco e molto magro, indossava solo dei calzoncini tutti strappati e sembrava cercasse aiuto. Probabilmente era un naufrago.

Siamo corsi sullo scoglio a soccorrerlo, portando con noi la bottiglia d’acqua. Intanto Davide era andato a prendere la focaccia. Arrivati sugli scogli vicino a lui l’uomo ha confermato l’idea che ci eravamo fatti dicendo: ”Sono circa dieci giorni che non mangio e non bevo. Per favore datemi qualcosa”. Così io gli diedi l’acqua e Davide il suo pezzo di focaccia, e l’uomo mangiò e ci ringraziò.

Poi ci chiese: ”Dove sono finito?”. Filippo gli rispose: “Siamo sulla spiaggia di Capolungo, a Genova, in Italia”. L’uomo chiese: ”Ma siamo molto lontani da Itaca, l’isola dove sono re?”. Io risposi: ”Cosa? Sei il re di Itaca, Ulisse?“. L’uomo confermò.

Davide allora gli disse che due giorni prima aveva visto al telegiornale suo figlio Telemaco, che lo stava cercando da mesi. Io mi ricordai di aver letto su ”Il secolo XIX” un articolo nel quale un certo Polifemo diceva di essere stato accecato da lui e i suoi uomini e che lo avrebbe denunciato. Filippo gli disse: ”Itaca è abbastanza lontana, ma in questa spiaggia ci sono molte barche e conosco un signore che potrebbe prestarti la sua. Tu sei un grande navigatore e ce la farai in qualche giorno”; e io aggiunsi: ”Però prometti di farti gli affari tuoi e di non fermarti a curiosare in giro per il Mediterraneo“.

Ulisse fu molto contento di aver trovato una soluzione, fece scorta di acqua e focaccia per il viaggio. ”Se mi aspetti un attimo, vado a prendere una cosa che mi farebbe piacere che tu portassi alla tua famiglia” gli dissi, e corsi a casa a prendere il barattolo di pesto che la mamma aveva fatto la mattina stessa. Lui fu molto felice di questo regalo. Così, salutandoci da lontano, ci disse: ”Grazie ragazzi! Che siate benedetti da Zeus! Il vostro aiuto è stato prezioso. Quando arriverò a Itaca farò dedicare a voi una statua, così quando mi verrete a trovare potrete ammirarla”.

Ulisse si era messo in viaggio. Era un uomo curioso e decise di restare ancora un po’ nei dintorni per scoprire qualcosa di più di quella nuova città, Genova.

Mentre veleggiava in direzione Foce fu investito da una terribile bufera.
Quando si risvegliò vide girare intorno a lui mille persone. Erano tutte al telefono e con mille sacchetti di diversi negozi in mano. Correvano a destra e a manca, sembravano delle bestie inferocite. Per sua sfortuna era capitato proprio in via XX Settembre! Cercò anche lui di somigliare alla gente. Andò a cercare qualcuno in giro che lo potesse aiutare. Tutti gli si allontanarono, perché pensavano che fosse un barbone, tutti tranne uno.

Si chiamava Dustin e cercò di aiutarlo. Ulisse spiegò tutta la situazione e subito Dustin si mise a ridere, ma decise comunque di aiutarlo. Disse: “Non c’è tempo da perdere! Vieni e seguimi, presto!”. Ulisse lo seguì fino ad arrivare in una strana struttura che i moderni chiamano “negozio”. Dustin lo fece entrare e gli fece provare una bella camicia a fiori e dei bellissimi pantaloncini corti. Ad Ulisse piacevano un sacco, anche per il fatto che aveva sempre indossato un vestitino da pochi soldi. Dustin glieli comprò, e poi si incamminarono in un altro posto che i moderni chiamano “gelateria”.

Dustin prese un gelato al cocco, e convinse Ulisse a prenderlo anche lui. Ulisse prese arancia e violetta. Non potete immaginare la sua espressione quando morse il gelato. Subito il suo amico disse: “ Ma no! Il gelato si lecca, non si morde! Così ti congelerai il cervello!”. Poi scoppiò in una tremenda risata.

Uscirono e andarono a farsi fotografare da un fotografo che era lì nei dintorni. Ulisse non sapeva come si facesse una foto, ma il suo super-amico Dustin gli disse che bastava solo sorridere. Quando la foto era pronta se ne andarono.

Ormai era tempo per Ulisse di tornare nella sua terra. Dustin disse che non sarebbe mai potuto ritornare a casa con una nave, e decise di prendere un aereo. Presero i biglietti per ritornare in Grecia. Ci misero qualche ora, ma poi per fortuna arrivarono. Dustin non voleva che il suo caro amico se ne andasse e per questo motivo gli regalò una copia della foto che si erano fatti, un walkie-talkie, che aveva preso mentre lui stava mangiando il gelato. I due amici si salutarono e Ulisse, giunto in patria, raccontò la sua avventura a tutta la famiglia.

E l’ottimo pesto genovese, sulla tavola di Ulisse, da quel giorno non poté più mancare!

Testo di  Lorenzo S. e Emma Z.; Disegno di Chiara S. Classe 1 G (a.s. 2019/2020), Scuola Durazzo Nervi Succursale

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1 Comment
  • Sofia DiDo
    Posted at 13:55h, 25 Settembre Rispondi

    Storia fantasiosa e scorrevole!
    Ho trovato il racconto molto bello ed originale!😁

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