Intervista tra i ghiacci

Intervista tra i ghiacci

Il prof. Angelo Odetti, ricercatore del CNR risponde ai bambini della classe V in un’intervista via Meet

Il giorno 23 ottobre la classe V A Gianelli ha vissuto una bella occasione: quella di fare una lunga chiacchierata e di porre alcune domande al Prof. Angelo Odetti, ricercatore presso il CNR.

Angelo è un ricercatore di robotica marina: il suo compito è progettare robot che interagiscano tra loro e con l’uomo e che eseguano compiti nelle profondità marine. Per alcune attività, infatti, è necessario l’utilizzo della robotica perché i compiti da eseguire possono essere molto pericolosi, oppure necessitano di altissima precisione, oppure ancora… sono compiti molto ripetitivi e noiosi!

Angelo ci mostra alcune foto dei primi robot costruiti dai ricercatori del team italiano 25 anni fa: il Robot Roby e il Robot Romeo.
Angelo è partito con il gruppo di ricercatori italiani con i quali stava lavorando qui a Genova per la prima missione alle Isole Svalbard (Norvegia) nel 2017, per poi tornare nuovamente lì nel 2018.

Per la ricerca servivano robot che potessero arrivare in mezzo ai ghiacci per raccogliere importanti dati, utili per comprendere meglio i cambiamenti climatici in atto sul nostro pianeta. I robot, ad esempio, raccolgono campioni di acqua e utilizzano sensori aerei per misurazioni come altezza e temperatura. Questi dati, in particolare quelli sui parametri dell’acqua, sono importanti per comprendere qualcosa in più sullo scioglimento dei ghiacciai.

I ghiacciai sono altissimi e molto pericolosi, basti pensare che anche il robot Proteus, una volta, è rimasto incastrato in mezzo al ghiaccio ed è stato recuperato solo tramite l’aiuto di un drone.

Qui di seguito troverete le risposte alle nostre domande e le curiosità sul lavoro di Angelo, sulle spedizioni nelle Isole Svalbard e sui cambiamenti climatici.

Angelo che cosa progetti?
“Tutte le parti del robot, dai propulsori ai campionatori (fatti come una sorta di bottiglie con un tappo automatico per raccogliere i campioni), anche la struttura esterna”.

Come mai serviva un ingegnere in questo progetto?
“Per la progettazione di robot servono ingegneri navali ed elettronici, anche se non tutti poi partono per quest’avventura”.

Misurate anche la temperatura dei mari? Perché, e cosa notate?
“Sì, e abbiamo notato un innalzamento della temperatura significativo sia dai sensori dei robot, sia dai satelliti. Localmente la temperatura può risultare più fredda dove si scioglie il ghiacciaio, ma in generale vi è un forte innalzamento”

Quali sono le specie a rischio di estinzione nelle Isole Svalbard?
“L’orso bianco, perché fatica ad adattarsi ai cambiamenti e se non trova il cibo si deve spostare a sud. Se ha fame diventa più pericoloso e per questo noi ricercatori dobbiamo stare attenti. Anche le renne sono a rischio, perché mangiano dei licheni che si sviluppano solo sotto una certa temperatura”.

Quali animali vi capita di vedere?
“Abbiamo visto orsi, volpi artiche, renne, vari uccelli, foche dalla testa rossa, trichechi (che ci sembravano rocce da lontano!). Nella catena alimentare molti animali sono in pericolo, le sterne artiche (un tipo di uccelli che vivono nella zona) mangiano i gamberetti, i gamberetti sono in pericolo di estinzione per i cambiamenti climatici, di conseguenza ne risente tutta la catena alimentare: l’uccello è in pericolo e lo sono anche la volpina e l’orso polare”.

Ci sono uccelli e insetti che non vediamo dalle nostre parti?
“Sì, ci sono insetti che non vediamo dalle nostre parti, ma ce ne sono pochi. Ci sono invece numerosi uccelli di specie diverse rispetto a quelle che siamo soliti vedere: ci sono degli uccelli particolari che sono molto attenti alle loro uova, ma hanno l’abitudine di deporle per terra, per cui se ci passi vicino ti beccano per difenderle. C’è la sterna che si muove tra Polo Nord e Polo Sud, passa da noi ma non si ferma.”

Cosa ti ha spinto a partecipare a questa avventura?
“Ero in un gruppo di ricerca che poi partiva per le Isole Svalbard, ho cercato di lavorare al meglio per venire unito al gruppo. Progettavamo hovercraft robotici, macchinari fatti come una barchetta che si sollevano tramite cuscinetti d’aria sull’acqua e si muovono velocissimi, sia in acqua che a terra”.

Come è organizzata la vostra giornata?
“Partiamo molto presto, carichiamo tutto sulla barca, otto ore di missione e poi cena alle 17 (a volte non torniamo in tempo e ci facciamo mettere qualcosa da parte). Lì si cena davvero molto presto! Alle 20 andiamo spesso in palestra a fare un pò di sport e dopo magari mangiamo ancora qualcosa”.

Come vi spostate tra la neve e i ghiacci? Fate tanti chilometri al giorno?
“Ci muoviamo principalmente in mare con imbarcazioni, mentre alcuni colleghi vanno anche con la motoslitta su neve e ghiacci. Da settembre ad aprile c’è neve ovunque e quindi usare gli sci sarebbe rischioso per via degli orsi che potrebbero inseguirti.
Viviamo in un piccolo insediamento, un ex paesino di minatori, dove fa davvero molto freddo! La base italiana si chiama Dirigibile Italia, hanno sei posti letto e dei laboratori di analisi”.

Curiosità
“Per il solstizio del 21 giugno, siccome la giornata è più lunga, si fa una festa: prendiamo un grosso pezzo di ghiacciaio e mettiamo da bere negli incavi!”.

C’è inquinamento?
“No, non c’è inquinamento da smog perché non ci sono strade a parte alcune stradine nel paesino, quindi capita di vedere al massimo tre o quattro auto e bici”.

Cosa mangiate e dove?
“Mangiamo in una mensa, principalmente salmone! Frutta e verdura arrivano dal continente una volta al mese. Tutti si fiondano a prenderne un pò appena arriva! La carne è reperibile surgelata”.

Dove dormite e come vi vestite quando siete alle Svalbard? È mai entrato un animale nel luogo dove dormite?
“Per proteggerci dal freddo abbiamo tute speciali molto calde fornite in dotazione dalla base di ricerca. Non è mai entrato un animale nel dormitorio, ma è passato un orso bianco proprio sotto alle nostre finestre!”.

Hai mai visto crollare un ghiacciaio?
“Sì e mi ha fatto sentire in pericolo, era un ghiacciaio di 70 metri. Se fossimo stati vicini potevamo rischiare la vita, infatti il comandante della nave è sempre molto attento”.

Come organizzate il vostro lavoro quando siete alle Svalbard?
“Organizziamo tutto molto prima, andiamo lì con un piccolo aereo quindi non possiamo portare tutto. Mandiamo il materiale due mesi prima, poi ci dobbiamo coordinare con gli altri gruppi di ricercatori per fare i turni e per l’uso di barche e laboratori; di questi aspetti organizzativi si occupa il nostro capo. Sul volo possono stare al massimo 20 persone. Il tempo di arrivo dipende dal tempo atmosferico, circa un giorno e mezzo.

Cosa avete scoperto di nuovo nelle ultime spedizioni?
“Abbiamo aggiornato i dati percepiti in atmosfera e acqua, rilevando un aumento di CO2 (anidride carbonica) ad altissimi livelli, mai registrati prima d’ora. Abbiamo svolto analisi anche su alberi, rocce e ghiacci, alcune ci permettono di conoscere aspetti della storia del nostro pianeta fino a 2000 anni fa. I ghiacciai hanno 4000 anni circa, pensate che al loro interno sono intrappolati batteri da 4000 anni, sciogliendosi cambierebbero notevolmente la composizione del mare!”.

Ti sei mai sentito in pericolo?
“Sì, per una serie di animali pericolosi vicini a noi, come nel caso dell’orso bianco che passava sotto la nostra finestra. Se l’orso non trova cibo e ha fame può attaccare l’uomo, quindi dobbiamo stare attenti quando andiamo in giro. L’orso è un buon nuotatore, quindi può arrivare anche dal mare.”

Qual è la vostra previsione (se ne avete fatta una) sulla durata dei ghiacciai?
“Il cambiamento climatico è dovuto alle attività dell’uomo. Il ghiacciaio è un fiume di ghiaccio che scorre verso il mare. Nevica molto in alto e la neve viene spinta verso il mare, ma se il ghiacciaio si scioglie più velocemente di come si crea la massa in alto, finisce per sgretolarsi subito. Se sotto non si riesce a mantenere una temperatura bassa, alla fine del secolo tutto il ghiaccio marino in estate sarà sciolto, con conseguenze molto negative per il nostro pianeta, come un aumento di circa 70 metri del livello del mare!”

Qualcuno dei tuoi compagni di viaggio si immerge nelle acque gelide con la muta?
“Nella nostra squadra non ci immergiamo completamente sott’acqua con la muta, ma solo con metà del corpo, in modo da prelevare i campioni, utilizzando tute speciali. La temperatura in acqua va dai 2 ai 6 gradi, riusciamo a restarci per poco tempo! Altri gruppi di ricerca si immergono proprio sott’acqua, ma perlopiù sono i robot ad immergersi”.

Quando sei andato lì per la prima volta? Quanti anni avevi?
“La prima volta sono stato alle Svalbard nel 2017, avevo 33 anni”.

Come rilevate le variazioni di temperatura e quanto sono cambiate le temperature negli anni?
“La temperatura dal 1900 in poi sta alzando molto velocemente. Si verifica un fenomeno che si chiama amplificazione artica, nell’Artico la temperatura si scalda più velocemente e gli esperti stanno ancora cercando di capire il perché. Prendiamo le temperature con i robot e con i satelliti, che rilevano una media della temperatura del pianeta in zone difficilmente raggiungibili. Nessuno vive fisso nella zona dove facciamo le spedizioni, nelle basi i ricercatori stanno al massimo tre anni di seguito, il clima è troppo freddo per vivere costantemente.”

Noi cosa possiamo fare nel nostro piccolo?
“Potete essere consapevoli, spiegare e sensibilizzare chi vi sta intorno ad inquinare meno e produrre meno anidride carbonica: tutte le nostre piccole azioni hanno impatto sul mondo, anche il consumo quotidiano di acqua calda ed energia, sono piccole azioni ma importanti.”

Angelo, quali libri ci consiglieresti? Ci sono libri adatti a noi bambini che parlano di cambiamenti climatici?
Certo, i principali libri che vi consiglio su questo tema sono: Taddia-Palazzi “Perché la terra ha la febbre” ed. La scienza. Manghi-Losacco-Antone “Che cos’è il global warming” ed. La scienza. Giacomin-Perri“Pinguini all’equatore” ed. De Agostini. Sepùlveda “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa” ed. Guanda.

La nostra esperienza…
In seguito a questa esperienza, è stato importante continuare a riflettere insieme su quanto possiamo fare “nel nostro piccolo” per il nostro pianeta…
Il lavoro di Angelo ci ha incuriositi, appassionati, ma ci ha fatto anche rendere conto che esistano comportamenti nocivi che gli uomini mettono in atto continuamente… Dobbiamo capire che il nostro mondo è importante per tutti!
Angelo è super simpatico e super gentile! Ma anche coraggioso e poi è stato in grado, con le sue parole, di farci vivere le sue esperienze e di farci provare le sue emozioni. Grazie

Classe V A, Scuola Gianelli

redazioneminiscoop
redazioneminiscoop@gmail.com
1 Comment
  • Roberta
    Posted at 21:33h, 31 Marzo Rispondi

    Lavoro meraviglioso!Veramente interessante !
    Le vostre domande sono quelle che avrei fatto io È stato un vero piacere leggere il vostro articolo ,un’opportunità conoscere tutte queste curiosità su un ambiente così estremo
    Complimenti !

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.