Una storia d’avventura

Una storia d’avventura

Un viaggio nel deserto, una caccia al tesoro, un oggetto magico…ecco gli elementi di questo breve racconto. A voi il piacere di leggerlo!

Quel giorno sentii bussare alla mia porta, l’aprii e vidi per terra una busta. Dentro trovai un curioso messaggio (questo è l’inizio di una lunga caccia al tesoro) ed un biglietto aereo per l’Egitto.

Non avevo mai avuto l’occasione di prendere un aereo, quindi, questa, sarebbe stata la prima volta e pure da sola. Presi il necessario. Lo misi dentro lo zaino e partii, senza ripensarci due volte.

Arrivai in aeroporto, l’aereo per l’Egitto mi stava aspettando: ero ansiosa di decollare.

Durante il viaggio ragionai: chi poteva aver scritto quel biglietto? Cosa sarà mai? Dove mi avrebbe portata?

Arrivata, trovai un signore con due cammelli, uno per me e uno per lui. Mi portò in un posto sconosciuto e mi spiegò la strada: “Vai dritta per circa cento metri, poi a destra, e prosegui finchè non arriverai ad una tenda”. Proseguii da sola col mio cammello.

Ero molto spaventata, ma volevo partecipare alla caccia e rispondere alle domande che mi ero posta sull’aereo. Dopo un lungo cammino vidi la tenda: una donna mi accolse per la notte e mi diede da mangiare. Mi disse che i suoi figli erano morti, quindi era felice di aiutarmi.

La mattina presto, prima di ripartire, mi diede un’altra busta (finora sei stata brava, trova l’occhio onniveggente e chiedi informazioni per MURABAN).

Ringraziai e partii subito. Continuai verso nord. Non sapevo né dove trovare l’occhio onniveggente né cosa fosse Muraban.

Proseguii sino ad arrivare in un posto, con circa dieci capanne, una diversa dall’altra.

Le guardai e vidi, appeso ad una tenda, un occhio. “Curioso” pensai. Entrai e chiesi al berbero cosa fosse. Mi rispose:” L’occhio onniveggente è l’occhio che tutto vede, capisce e sa giudicare subito se la persona a cui appartiene è giusta o ingiusta; sa anche individuare il pericolo ed avvertire per tempo”.

Lo comprai con i pochi soldi che avevo e, prima di uscire, chiesi di Muraban…mi disse che era una piramide pericolosa che aveva fatto costruire un importantissimo e vecchio faraone. E aggiunse che si trovava a circa duecento chilometri da lì.

Salii sul cammello e mi avviai lungo la strada.

Arrivai alla piramide, non c’era nessuno, ebbi il timore di essere completamente sola. All’improvviso vidi due guardie all’entrata della piramide: erano sculture.

Entrai e trovai tutte le pareti ricoperte di graffiti.

Ma notai che una piccola parte era rimata vuota, come se qualcuno avesse dovuto ancora disegnarci qualcosa, forse un fatto che doveva ancora accadere.

Ad un certo punto nella mia tasca notai una luce blu, infilai la mano ed estrassi l’occhio: era luminosissimo, significava che il pericolo era vicino.

Non mi persi d’animo e cercai di procedere; una persona davanti a me, con il volto coperto, mi fissava e mi bloccava il passaggio.

In quel momento ebbi tanta paura, per questo scappai e tornai indietro.

Mentre correvo, vidi che nel posto vuoto, tra i graffiti, c’era un nuovo disegno: una ragazzina in fuga con accanto l’occhio onniveggente luminoso. Sembravo proprio io.

Calpestai per terra una busta, la presi di corsa e uscii il più velocemente possibile.

Salii sul cammello, e via, con l’impressione di essere osservata dalle guardie di pietra.

La figura che mi rincorreva non uscì dalla piramide.

Giunta in un luogo più tranquillo, ebbi la sensazione di aver compiuto un’impresa difficile e pericolosa, ma ero ancora viva.

Aprii la busta e lessi (Ultima tappa. Ti voglio mettere alla prova: trovami! Capanna numero 5). Pensai. Ricordai quel piccolo villaggio con circa dieci capanne; ritornai indietro, contai le capanne ed entrai nella quinta.

Incontrai un uomo che sembrava un vecchio uomo saggio: occhi azzurri e sereni, barba grigia e folta, sedeva a gambe incrociate su un tappeto.

Mi rivolse la parola: ” In questo viaggio cos’hai imparato?”

Rimasi senza parole, ma cercai una risposta.

Lui attese con pazienza, finché dissi: “Ho scoperto le mie emozioni legate alla paura e al coraggio. Ho creduto in me stessa per riuscire a risolvere questa caccia al tesoro. Era forse questo il tesoro?”

“Devi ancora imparare molto, ma ora hai forse capito che il vero tesoro non è il denaro, ma riuscire a conoscere se stessi”.

Valeria P., classe 3 D, scuola secondaria di primo grado “C. Durazzo”

redazioneminiscoop
redazioneminiscoop@gmail.com
No Comments
  • Alice B
    Posted at 16:47h, 06 Marzo Rispondi

    Che racconto pauroso!!
    Alice B.

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