La magica avventura

La magica avventura

Era una soleggiata mattina. Tutto taceva in una Londra sommersa dallo spirito natalizio e dalla neve. Una leggera brezza spazzava le vie, che pian piano si riempivano di felici londinesi…

In mezzo alla folla spiccava un ragazzo altissimo, un gigante. Il suo nome era Pietro.
Pietro aveva un’innata dote poetica ma non c’era da stupirsi: le radici familiari affondavano fino ad un’antica terra del Nord.
Quel giorno il poeta era alla ricerca di un oggetto che potesse ispirarlo per una poesia.

Portobello Road, London - foto di Simon M. Kenyon, 2014

Portobello Road, London – Simon M. Kenyon, 2014

Si avviò verso un mercatino. Osservava varie bancarelle, ma nessuno oggetto lo attraeva particolarmente. Quando gli sembrava che le bancarelle fossero finite, si accorse di un grazioso banchetto all’ombra di un grande albero. Si avvicinò. A prima impressione il banchetto sembrava abbandonato. Ad un certo punto intravide una piccola pallina natalizia: era rosso fuoco e ciò la rendeva molto appariscente rispetto alle altre cianfrusaglie. La poggiò sul palmo della mano anche se era malconcia. Il poeta era talmente rapito da quell’oggetto che decise di comprarlo, ma dietro al banchetto non c’era nessuno. Stava per poggiare la palla quando sentì una roca voce alle sue spalle: “Desiderate?”. Il poeta si voltò di scatto: dietro di lui notò un’anziana signora. “Cosa?” esitò il poeta, confuso dopo l’apparizione della donna. “Desiderate comprare la pallina?”. “S…s…sì”, balbettò il poeta.
Acquistato l’oggetto, se ne andò velocemente. Quella sera il poeta restò sveglio a cercare la giusta ispirazione davanti alla pallina, ma, visto che essa non arrivava, andò a dormire. Era circa mezzanotte quando con un sinistro cigolio la porta si aprì, entrò una losca figura, coperta di un mantello nero, si diresse verso la palla, la prese e se ne andò.

TOC-TOC-TOC… all’alba fu questo rumore a svegliare il poeta; aprì la porta e si ritrovò davanti la signora che il giorno prima gli aveva venduto la pallina.
Stupito, il poeta invitò la vecchia signora ad entrare. La signora gli sussurrò a bassa voce: “Ha ancora la pallina che gli ho venduto ieri?”. “Sì, certo”.
La signora gli chiese se poteva fargliela vedere e lui rispose: “Sì, la prendo subito”, ma nel mobile dove la sera prima c’era la pallina non trovò nulla. Allora il poeta corse dalla signora e le spiegò: “Guardi, non c’è più!”. “Come temevo…” rispose la signora guardandosi intorno. “Perché? Sa qualcosa di questa storia?”
La vecchia annuì tristemente: “E’ giunto il momento di svelare la mia identità. Io sono Anna. E la magia esiste”. “Cosa?” saltò su stranito il poeta. “Purtroppo sì, figliolo, la magia è vera, troppo vera… Soprattutto quella nera”, continuò la vecchia. Il poeta svenne…

Si svegliò sotto pesanti coperte. Si guardò intorno; era in una piccola baita, sembrava essere solo. Il caminetto era acceso, fuori dalle finestre cadeva la neve. Si alzò pietrificato alla vista di una grossa statua rossa, rappresentante una palla identica a quella del banchetto della vecchia signora. Da una porta spuntò la vecchietta. “C…..c…cosa vuole? Dove sono?”. “Lo so che sei spaventato, ma la pallina che avevi comprato è in realtà una potente arma magica e spero che t…”. “No!” la fermò il giovane. “non so né dove sono, né cosa ci faccio io qui! Prima di tutto voglio spiegazioni.” “Senti, ti racconterò una storia. Un tempo, quando il mondo era diviso tra stregoni e umani, Giulia, una stregona, decise di sconfiggere tutti gli altri per diventare il capo assoluto. Così decise di usare l’arma più potente che esisteva, ma una coalizione formata da umani e maghi decise di fermare Giulia nel suo intento, così  essa fu intrappolata in una caverna magica e l’arma fu affidata a me. Ma adesso Giulia si è liberata e vuole completare la sua missione.” “E la si può fermare?” pronunciò il poeta. “Certo, adesso sta per buttare la palla nel cratere in cima al monte. Mi seguirai?”. “Sì” rispose il poeta. “Allora dovrai seguire il sentiero e, una volta in cima, uccidere Giulia. Tieni questa bacchetta magica. Per attivarla, dovrai concentrarti su di lei e la bacchetta sparerà”. Detto questo, la vecchia consegnò al poeta una lunga bacchetta nera e, senza aggiungere altro, uscì dalla baita. Seguito il sentiero, il poeta intravide una luce. “ Lava!” pensò il poeta, che aumentò il passo e vide una signora: era alta, capelli color ghiaccio, la pelle rugosa e grigia; per non parlare dei suoi occhi, rossi come il fuoco! Poco dopo il poeta notò che ella aveva in mano la palla. Approfittò della distrazione della stregona, concentrò tutta la sua energia sulla vecchia e la bacchetta sparò. Giulia si girò giusto in tempo per scagliare una palla di fuoco verso il poeta che fece in tempo a vedere Giulia che cadeva nella lava prima di essere colpito dal bolide. Pietro si riprese poco dopo e capì subito che la stregona era morta. Andò a raccogliere la palla che era sul bordo del cratere. La raccolse e corse alla baita, ma della vecchia non c’era traccia. Solo un biglietto: “Ormai il mio compito è finito, affido a te la palla e ti auguro buona fortuna”. Il poeta, molto triste per l’accaduto, cercò la vecchia, ma non la trovò. Era morta. Lui decise di continuare la sua avventura con la magia, purtroppo senza la vecchia Anna.

Anna T., Giulia S., Pietro B., classe 1D, Scuola Secondaria C. Durazzo

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