29 Feb Cosa farebbe un dio dell’Olimpo se tornasse oggi sulla Terra?
Ecco il ritorno sulla Terra di una dea dell’Olimpo immaginato da una studentessa della Scuola Media…
Eos, la dea dell’aurora, sbarcò a Stoccolma dopo una lunga giornata faticosa; aveva volato dalle nubi dell’Olimpo alla lontana e fredda Svezia.
Il giorno stesso, Eos rimase distesa sulla finissima sabbia di una spiaggia scandinava, incantata dall’aurora boreale, scesa in suo onore con un colore sfumato di rosa, azzurro e verde.
Dopo qualche ora l’aurora iniziò ad allontanarsi, lasciando illuminare al sole la spiaggia dove Eos era ancora distesa. Quando ormai la città era illuminata dal sole, Eos sentì l’attraente voglia di scoprire i segreti di quel paese. S’incamminò, quindi, verso il cuore di un’isola.
Visby: la sua prima meta. Boschi e case s’alternavano in lunghi viali stretti, le rose si arrampicavano sui muri delle case, vestendole di un manto pungente.
Conobbe molta gente. Un giorno strinse amicizia con un giovanotto, alto, bello e simpatico. Eos si innamorò di lui. Il giovanotto si chiamava Ulf, Ulf in svedese significa “lupo”. Aveva gli occhi color ghiaccio, i capelli castani, un bel modo gentile ed educato.
L’aria fresca di Visby rendeva Ulf e Eos sempre felici; trascorrevano molto tempo a ridere e a scherzare.
Purtroppo Eos venne richiamata da Zeus, il rissoso capo dell’Olimpo. Le lacrime inondavano i visi di Ulf e Eos.
A Eos venne un’idea: potevano scriversi delle lettere ed Ermes, ogni giorno, avrebbe volato dall’Olimpo alla Svezia, così avrebbero potuto mantenere il loro amore attraverso le parole. Si sarebbero scritti qualunque cosa, attraverso le parole si sarebbero trasmessi anche i profumi.
Così, Eos, con un triste sorriso, partì con Ulf nel cuore.
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