Impariamo a leggere la pubblicità con Raffaella Banchero

Impariamo a leggere la pubblicità con Raffaella Banchero

Il 20 marzo 2018 è venuta nella nostra classe Raffaella Banchero, pubblicitaria, madrina di un nostro compagno. Ci ha preparato una presentazione al computer che cominciava così:

Noi all’inizio non capivamo il significato di quella frase, ma ci ha subito spiegato che i criceti nella loro gabbia di solito hanno una ruota e ci corrono sopra; dopo un po’ si stufano, scendono, poi salgono di nuovo e vanno dall’altra parte. Con questa metafora Raffaella ci voleva spiegare che lei per venti anni ha fatto “il criceto”: di giorno lavorava per aziende per le quali doveva realizzare delle pubblicità in cui doveva “raggirare” la gente per convincerla a comprare. Quando tornava a casa, invece, si dedicava alla pubblicità “sensibile”, quella che la interessava veramente. Alla fine però si è stufata e ha deciso di lavorare in proprio con altre persone che la pensano come lei, aprendo uno studio che si chiama YOGE – Comunicazione sensibile.


Raffaella ci ha poi spiegato come è composto uno spot, spezzettandocelo: dalla “visual”, l’immagine che vediamo prima di tutto, che ci presenta il prodotto; la “headline” o slogan è la frase che ci parla dell’oggetto pubblicizzato e ci invoglia a comprarlo; il “logotipo” è il simbolo della marca, cioè il nome dell’azienda e per finire il “payoff”, una frase conclusiva che pubblicizza il marchio.


Per farcelo capire ci ha fatto vedere molte pubblicità e ci ha detto di provare a “leggere tra le righe”, per capire che cosa ci vogliono dire in realtà i pubblicitari e le aziende, quali sono le loro vere intenzioni.
Raffaella ci ha fatto notare anche la differenza tra le “belle” pubblicità e quelle “buone”.

Le prime son quelle fatte bene, con bei video o immagini accattivanti che a volte sono anche divertenti, come quella del “Buondì Motta”, ma non ci danno vere informazioni sulle caratteristiche del prodotto.
Spesso queste pubblicità creano dei miti irraggiungibili o irreali, come il modello di “super-mamma” dell’Aranciata Fanta, che fa acrobazie sullo skateboard e poi a casa, per i suoi bambini ha il frigorifero sempre pieno di Fanta… ma esistono davvero mamme così? Lo slogan invece ci comunica che la bevanda è fatta al “100% di arance italiane”, ma non ci dice però qual è la vera percentuale di frutta presente (che in realtà è solo il 15%).
Un’altra simile è quella dei “Teneroni. Il gusto approvato dai bambini” in cui prima si vede una bambina che imbratta tutto il muro di una stanza, poi quando arriva la mamma, per non farsi sgridare le dice che voleva disegnarle tutto il suo amore e che su un foglio non ci stava, le fa gli occhioni teneri e la mamma corre a prepararle i “teneroni al prosciutto”, con il papà che davanti al prodotto pubblicizzato la perdona subito anche lui.


Le “buone” pubblicità invece sono quelle che ci danno informazioni corrette e veritiere sul prodotto.
Gli spot possono essere anche di buono o cattivo gusto. Un esempio di quest’ultimo tipo, che ci ha colpito molto, è quella dei Magnum, in cui la “visual”, o immagine principale, è composta da tre gelati al cioccolato, ravvicinati in modo che, a prima vista, sembrano il sedere nudo di una donna di colore.
Molti marchi usano spesso diversi stereotipi: noi ci siamo soffermati su quelli di genere; un marchio di pannolini ci presenta due bambini di pochi mesi già differenziati sia per i colori azzurro e rosa dei vestiti, sia per i giochi di movimento e avventura per lui e da mammina, che pensa a farsi bella, per lei. Naturalmente anche i pannolini sono diversi nel colore, a seconda del sesso.


Alla fine Raffaella ci ha fatto vedere alcune pubblicità “sensibili”. Un esempio sono due spot del WWF che non pubblicizzano prodotti, ma dei problemi ambientali: nella prima erano rappresentate due foreste a forma di polmone; una era deforestata a metà. Questa immagine ci è piaciuta perché ci ha fatto capire che gli alberi sono un po’ come i polmoni della Terra e con la deforestazione non facciamo altro che peggiorare la nostra situazione.


L’altra rappresentava due distributori di asciugamani di carta, come quelli che ci sono nei bagni degli Autogrill; sopra al primo c’era disegnata l’America del Sud tutta verde, nel secondo si capiva che se usiamo troppi fogli di carta gli alberi diminuiscono, infatti il verde del continente era quasi scomparso.

Raffaella Banchero è stata molto simpatica, gentile e soprattutto molto brava a spiegare, presentandoci delle slide sintetiche, facili da capire, con molti esempi. Ci siamo anche resi conto che il lavoro del pubblicitario è interessante ma non facile.


L’incontro è stato, oltre che divertente, molto istruttivo perché abbiamo capito alcune cose per non farci raggirare dalla pubblicità. Peccato che è durato solo due ore. Ci sarebbe piaciuto poter continuare ancora qualche volta.

Prima di andare via ci ha lasciato il compito di provare a fare i pubblicitari sensibili, cioè di cercare degli spot in cui ci sono modelli di persone poco veritieri o non rispettosi oppure che promettono cose che hanno poco a che fare con le qualità del prodotto. Una volta analizzata la pubblicità dovremmo provare noi a cambiarla per renderla corretta.
L’abbiamo fatto, ma questo sarà un altro articolo. A presto.

Alice, Federico S., Matteo, Vittoria; classe 5, Scuola Primaria Da Verrazzano

redazioneminiscoop
redazioneminiscoop@gmail.com
2 Comments
  • raffaella banchero
    Posted at 00:14h, 04 Giugno Rispondi

    Grazie ragazzi, siete stati bravissimi! A presto, buone vacanze e continuate a leggere tra le righe della pubblicità ;-)!

  • rinoquinto17@gmail.com
    Posted at 15:33h, 08 Giugno Rispondi

    Grazie a te Raffaella di averci insegnato a leggere la pubblicità per non farci ingannare da quelle false.
    Buone vacanze dai ragazzi di quinta

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