No alla violenza sulle donne

No alla violenza sulle donne

In occasione del 25 novembre, Giornata contro la violenza sulle donne, la nostra prof.ssa di Italiano ha letto alla classe il testo scritto da una nostra compagna prendendo spunto dall’immagine che vedete sotto. La lettura ci ha fatto riflettere molto e vorremmo condividerla con voi.

#annoscolastico2023/24

Nella foto c’è una ragazza… quella ragazza sono io, Linda. È strano… è strano affondare i piedi nella morbida sabbia dorata. Era tanto che non stavo da sola… a non fare niente.
È strano non avere paura… Mi piace questa sensazione, rilassarmi, guardare l’orizzonte.

È bello poter indossare questo vestito bianco senza sentirsi dire: “Sei una poco di buono”. I lividi sulle braccia… li vorrei coprire, non voglio fare pena. I segni rossi che ho sul viso… vorrei che sparissero. “Ora siamo liberi” dice il mio cervello. “Per lui non sarai mai libera” urla il mio cuore.

Vorrei cancellare gli ultimi tre anni… ma non posso. Per quanto mi sforzi, la cicatrice sul collo sarà sempre lì. Era tutto perfetto quando ci siamo conosciuti: anelli preziosi, mazzi di fiori… mi sentivo una principessa! Era tutto troppo bello per essere vero, infatti non lo era.

Tre mesi di felicità e amore, tre anni di abusi e violenza. Come faccio a non essermene accorta prima? Era il 13 maggio di tre anni fa, mi scrivevo da un po’ con un ragazzo su Instagram. Decidemmo di vederci. Fremevo d’ansia, ora rabbrividisco.

Il primo appuntamento? Perfetto! Mi portò nel ristorante più bello della città e mi regalò un mazzo di rose e gigli. Come profumavano! Io… Io me ne innamorai subito, e dopo tre mesi andai a vivere da lui. Non l’avessi mai fatto!

Lui… Lui abusava di me, mi picchiava: ero la sua bambola. Il mio cellulare? Nascosto. Quando mi venivano a trovare i parenti e gli amici, mi chiudeva in stanza: non dovevano vedermi. Quando usciva, mi barricava in casa. Se uscivo, dovevo indossare orribili palandrane e occhiali da sole scurissimi.
“Lo faccio per te” diceva. Solo parole. Lo odiavo, ma dovevo tenere la bocca chiusa.

Le mie migliori amiche? Con loro parlai di nascosto quattro volte. Raccontavo loro cosa mi succedeva, ma non riuscivano mai a fare nulla. Questo inferno è durato fino al 30 giugno di quest’anno. La polizia ha invaso casa e lo ha arrestato. Finalmente! Al processo gli hanno dato vent’anni di carcere.

Ero felice. Ora sono su questa spiaggia, ho un meraviglioso cappello di paglia, un vestitino bianco che mi arriva appena sopra il ginocchio, profumo di cocco e ascolto il mare e le onde.

Ora sono libera.

Linda, 28 agosto.

Martina Z., classe II E, “I PINGUINI TATTICI NUCLEARI”, scuola secondaria Durazzo sede, a.s. 23/24

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